Venerdì, 17 Giugno 2011 02:23

Il cattolicesimo fiorentino tra gli anni Cinquanta e Settanta del 1900

Scritto da  Gerardo

Per il ciclo Chiesa domani, a cura di Arnaldo Nesti e Andrea Spini, a margine dell’ultimo incontro, con Don Paolo Giannoni, dell’eremo di Mosciano, intitolato Una cronaca e alcune riflessioni sul cattolicesimo fiorentino tra gli anni Cinquanta e Settanta del 1900, presentiamo la recensione a cura di G. Picone.



Chiesa domani

Incontro con Don Paolo Giannoni, eremo di Mosciano
Su “Una cronaca e alcune riflessioni sul cattolicesimo fiorentino tra gli anni ’50 e ’70 del 1900”

Incontro con Don Paolo Giannoni, eremo di Mosciano


L’incontro finale del breve viaggio attraverso la Chiesa cattolica, ideato da Arnaldo Nesti, ha avuto come protagonista assoluto don Paolo Giannoni, teologo e monaco camaldolese dell’eremo di Mosciano. A Don Giannoni è stato affidato il compito particolarmente arduo ma allettantissimo di parlare sul cattolicesimo fiorentino tra gli anni ’50 e ’70 del 1900.
Sin dall’inizio della sua lezione don Giannoni ha ammomito il pubblico presente a tenere ben diviso il campo tra un discorso di tipo anniversaristico, ripetivo, rituale e sommamente sterile e la memoria che è fecondità’, verbo che si fa carne (dove “carne” sta naturalmente per corpo e anima degli uomini viventi).
Giungendo alla Chiesa fiorentina del tempo preso in considerazione il nostro teologo ha proposto varie tipologie di movimento del cattolicesimo fiorentino dell’epoca. C’è stato un movimento di tipo spirituale (Barsotti), storico (Lupori), liturgico (Barsotti, Rosadoni, Morozzi: quest’ultimo ancora vivente), patristico (Lupori e Nardini). Naturalmente ha citato altre esperienze quali quelle di don Lorenzo Milani, di don Bruno Borghi, di Padre Ernesto Balducci, Padre Giovanni Vannucci, etc. Ha parlato, seppur sinteticamente (ma nello spazio di una lezione di 40 minuti, cosa di altro si può fare?) anche delle autorità. A partire da Elia Dalla Costa, cardinale di grande autorità spirituale e autonomia personale (il quale sapeva – cosa non facile in una organizzazione divenuta ferreamente gerarchica – lasciare tale autonomia anche agli altri). Enrico Bartoletti, grande vivificatore del Seminario Vescovile Fiorentino, il quale aveva trovato il Seminario in una situazione penosa. Ermanegildo Florit, il cardinale normalizzatore. Una conduzione “triste” della Diocesi, ove l’obbedienza era intesa come cieca dipendenza. Ove precettismo asfittico e arido devozionalismo trionfarono e furono la quasi unica eredità lasciata da quella splendida esperienza. Nonostante la parentesi di Giovanni Benelli, figura discussa e discutibile, ma di grande spessore culturale. Un grande condottiero, certamente conservatore, ma che sapeva apprezzare e stimare i suoi pastori anche se dissenzienti e spesso non obbedienti.
Tutta questa congerie di menti e di esperienze nel cattolicesimo fiorentino non nasce a caso. Don Paolo Giannoni ha parlato, felicemente, di un cromosoma della Chiesa fiorentina: da Dante a Coluccio Salutati attraverso i cattolici democratici dell’Ottocento per giungere a Giorgio La Pira.
Insomma una grande cornice con brevi ma vividi “assaggi” e, soprattutto, con una magnifica sistemazione teorica, di cui è difficile se non impossibile darne conto in questo breve rapporto.
Per giungere all’oggi. Da una parte abbiamo la Chiesa delle autorità e della ufficialità, cui abbiamo accennato sopra. Una Chiesa “liofilizzata”: che, letteralmente, non da vita. Dall’altra i seguaci di queste grandi personalità. Altrettanto aridi e sterili. Accentrati su ripetizioni anniversaristiche, narrazioni mitologiche. In una perenne atmosfera di “combattenti e reduci”.
La speranza è nell’afflato profetico e apocalittico della grande lezione di don Paolo Giannoni. Tenendo ben presente, come ha sottolineato Arnaldo Nesti in chiusura dell’incontro, che parlando della Chiesa Fiorentina, in realtà si è parlato della Chiesa Universale. Che non di una lamentazione si è trattato ma, partendo da una rigorosa analisi, quale quella effettuata da don Paolo, si è invece cercato di porre le premesse per una Chiesa del futuro.


Giuseppe Picone, 15 giugno 2011














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